Da vedere tra Laveno Mombello e il Chiostro di Voltorre a Gavirate
Già nella prima tappa lombarda
Approfondimento:
LAVENO MOMBELLO
Un’ampia insenatura naturale accoglie il centro storico di Laveno Mombello, rinomata località di villeggiatura bagnata dalle acque del lago Maggiore. Cominciando la visita proprio dal lungolago si incontra per prima la scenografica facciata di Villa De Angeli Frua, complesso settecentesco adibito a sede del Comune. Nell’abitato si distingue quindi la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, esistente sin dal XIII secolo quale prima parrocchiale di Laveno, ma modificata nel ‘700 con l’aggiunta delle due navate laterali; l’attuale parrocchiale è invece il grandioso tempio dedicato a Sant’Ambrogio, costruito alla metà del ‘900 con pianta a croce greca e alto cupolato. Non lontano si trova la chiesina dell’Immacolata, fatta erigere nel 1728 dal nobile Ferdinando Tinelli. Al suo interno figurano il bell’altare in muratura, sorreggente un paliotto settecentesco, e la cantoria posta sopra l’ingresso. Legato al nome dei Tinelli è anche l’Oratorio di San Rocco, cappella privata a pianta ottagonale eretta nel XVIII secolo proprio a fianco della villa di famiglia, nel centro storico di Laveno. A Mombello ci aspetta infine l’antica chiesa di Santa Maria in Corte, attestata sin dal XIII secolo e dotata di pitture murali fra cui una “Crocifissione” cinquecentesca.
San Biagio a CITTIGLIO
Essenziale nell’impianto, così come nell’impiego di materiali non raffinati, la chiesetta di San Biagio è autentico esemplare d’architettura romanica del secolo XI. L’aspetto rustico e severo della facciata, costruita incorporando il massiccio campanile, trova conferma nell’ambiente interno, aula unica disadorna ove trova posta un solo altare. Una recente campagna di scavo ha portato in luce testimonianze di un preesistente edificio altomedievale, forse una cappella di fondazione privata a sua volta innalzata sull’area di un insediamento romano. A sostegno di questa ipotesi restano i molti materiali di riuso e l’evidente anomalia del prospetto, di fatto spezzato dalla presenza del campanile. A partire dal XII secolo, comunque, la chiesa di San Biagio è citata come parrocchiale di San Biagio e risulta compresa entro la cinta difensiva del paese.
San Pietro a GEMONIO
Preceduta da un viale fiancheggiato da tigli e avvolta in un contesto di incantevole pace, la chiesa di San Pietro a Gemonio risalta ai nostri occhi quale una delle tappe più affascinanti dell’alto varesotto. Esistente sin dal VII secolo come cappelletta devozionale di proprietà del monastero di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, nei primi decenni dell’anno Mille la chiesa conobbe una prima fase di ampliamento per poi assumere, nei secoli successivi, l’attuale configurazione. La facciata a salienti, costruita a ridosso della preesistente torre campanaria, presenta un ingresso centrale, affiancato da due aperture simmetriche e sormontato da lunetta ogivale e oculo dal profilo rialzato. La spazialità interna, animata da affreschi databili fra XIV e XVII secolo, è suddivisa in tre navate da possenti arcate a tutto sesto. Un succedersi di immagini sacre e raffigurazioni di santi accompagna fino all’incavo dell’abside centrale, che presenta un apparato pittorico quattrocentesco distribuito su due ordini. Da notare anche il prezioso altare, esemplare lapideo del secolo XI, solcato da due nicchie ad arco e abbellito da decorazione policroma riproducente motivi a stelle e croci. Nel ‘600 la chiesa fu tristemente adibita a lazzaretto e, in seguito, divenne preda dei saccheggi perpetrati dai francesi sul territorio. In anni recenti, invece, una profonda campagna di recupero ha permesso il restauro del tetto e della storica struttura a “capriate inchiavardate” che sostiene le tegole. Prima di salutare Gemonio e la sua chiesa dovremo recarci sul retro dell’edificio, ove si celano le tre incantevoli absidi. Il piazzale antistante la chiesa è circondato dalle cappellette della Via Crucis, costruite nel 1768, restaurate nel 1930 e rinnovate con una sacra rappresentazione della Passione di Cristo attraverso 14 artistiche formelle in ceramica, opera di Albino Reggiori. Nel 1912, il luogo di culto è stato dichiarato monumento nazionale.
GAVIRATE
In un delizioso susseguirsi di vedute e scorci panoramici, “vista lago”, iniziamo la visita alla cittadina di Gavirate e ai piccoli nuclei storici che la compongono. Il passato remoto di questi luoghi è testimoniato da alcuni importanti ritrovamenti, fra cui i resti di sepolture romane emersi alla fine del XIX secolo nei pressi della seicentesca chiesetta della Santissima Trinità, a lato della quale si innalza il singolare campanile a pianta circolare. Di origini antiche sono poi le chiese di San Carlo ad Amino e le parrocchiali di San Giovanni Evangelista a Gavirate e dei Santi Vitale e Agricola ad Oltrona, costruite forse in epoca altomedievale in posizione di rilievo rispetto al lago e rispetto agli abitati circostanti. Sono poi da segnalare i cortili e le eleganti cancellate dei molti palazzetti nobiliari, fra i quali l’ex Palazzo Maggioni-Puricelli, che si impone nella piazza del Municipio di Gavirate, l’ex Palazzo Besozzi ad Armino e l’ex Castello Baumann, eclettica struttura che si riconosce non lontano dalla chiesa della Trinità.
Chiostro di VOLTORRE
Tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII, nel momento di maggior diffusione dell’ordine cluniacense nell’Italia Settentrionale, fu fondata a Voltorre una comunità di benedettini che, nel corso dei secoli, contribuì in maniera consistente alla bonifica delle paludose terre del varesotto. Nel 1519, l’accordo fra Papa Leone X e Alessandro Sforza, ultimo priore del monastero, determinò la consegna del complesso di Voltorre ai canonici lateranensi di Santa Maria della Passione di Milano, i quali ne fecero una fiorente azienda agricola, proseguendo con rinnovato vigore il risanamento dei terreni circostanti. Adeguatamente restaurato, in seguito all’acquisizione da parte della provincia di Varese, il monumento apre al pubblico il delizioso chiostro, attestato sin dal 1154 e costituito dall’arioso porticato e dal soprastante loggiato, raffinata opera architettonica attribuita a maestranze comacine. Osservando con attenzione il colonnato si noterà l’insolito avvicendarsi di colonne tutte diverse, alte e basse, cilindriche e ottagonali, poiché diversi sono i capitelli che ne decorano le sommità: ornati da motivi antropomorfi, geometrici, naturalistici, richiamano a seconda dei casi i tre stili della classicità greca – ionico, dorico, corinzio – la tipologia bizantina o quella romanica, lasciando così intendere il largo impiego di materiali di riuso. Davanti al chiostro prospetta la chiesa di San Michele, che dell’impianto romanico originario conserva solo l’assetto a navata unica e l’abside semicircolare, mentre la facciata e gli stilemi interni sono barocchi. Proprio accanto torreggia il robusto campanile a base quadrangolare, anch’esso edificato nel XII secolo.